Come emettere fattura elettronica a cliente estero?
Quando dobbiamo emettere fattura verso un soggetto non residente in Italia (non dotato di stabile organizzazione in Italia) occorre verificare quali sono gli obblighi da osservare. La normativa, infatti, prevede l’applicazione di regole differenziate a seconda che il soggetto destinatario della fattura sia un soggetto residente o stabilito in Italia o meno.
Prima di andare a leggere le procedure da seguire il primo passo da compiere è quello di verificare se si è soggetti o meno all’obbligo di emissione della fattura elettronica.
Possiamo schematizzare che i soggetti esclusi dall’obbligo di emissione della fattura elettronica sono i seguenti:
- Operatori sanitari che sono obbligati all’invio dei dati al Sistema tessera sanitaria (TS);
- Operatori economici non residenti o non stabiliti in Italia;
- Soggetti che si avvalgono di regimi fiscali agevolati, come il “regime di vantaggio” (di cui all’art. 27, commi 1 e 2, del decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 luglio 2011, n. 111) e quelli che rientrano nel cosiddetto “regime forfettario” (di cui all’art. 1, commi da 54 a 89, della legge 23 dicembre 2014, n. 190). A tali categorie di operatori si possono aggiungere i “piccoli produttori agricoli” (di cui all’art. 34, comma 6, del DPR n. 633/1972), i quali erano esonerati per legge dall’emissione di fatture anche prima dell’introduzione dell’obbligo di fatturazione elettronica.
Infatti, qualora si rientri in una delle categorie di soggetti non obbligati alla fattura elettronica è sufficiente compilare la fattura cartacea e consegnarla al cliente estero. Altrimenti, la procedura da seguire è quella indicata nel presente articolo.
Fatturare verso l’estero: le linee guida su come operare
In linea generale ci sono due diverse possibilità per l’emissione di una fattura nei confronti di un cliente residente all’estero. Si tratta dei seguenti:
- Invio di una fattura cartacea (per le operazioni verso l’estero non vi è obbligo di emissione della fattura elettronica). In questo caso, tuttavia, a compensazione del fatto che viene inviata una fattura cartacea al posto di quella elettronica deve essere predisposta ed inviata la comunicazione c.d. “Esterometro“. Si tratta di una comunicazione obbligatoria dal 1° Gennaio 2019 per l’indicazione di tutte le operazioni transfrontaliere;
- Emissione di una normale fattura elettronica, proprio come per un cliente/committente italiano. Come anticipato, l’emissione di fattura elettronica verso estero, a differenza di quella verso committente o privato italiano, non è obbligatoria. In questo caso, scegliendo l’emissione della fattura elettronica si ha il vantaggio di non includere l’operazione registrata in fattura nella comunicazione “Esterometro“.
Sostanzialmente, da un punto di vista pratico, l’opzione migliore è sempre quella di emettere fattura elettronica anche verso l’estero. Con la fatture elettronica, quindi, il soggetto prestatore si trova ad essere esonerato per quella prestazione, all’inclusione della fattura nell’esterometro.
Vediamo, a questo punto, quali sono i passaggi fondamentali per emettere fattura elettronica verso l’estero.
I passi necessari per fatturare elettronicamente all’estero in modo corretto sono i seguenti. Prima di tutto, come già indicato, un soggetto titolare di partita IVA italiano può scegliere liberamente di emettere fattura elettronica anche verso committenti esteri. Così facendo, infatti, potrebbe riscontrare un importante vantaggio: evitare la compilazione della comunicazione Esterometro.
Come emettere fattura elettronica verso clienti esteri
Ma, come fare una fattura elettronica soggetto estero? La procedura resta la stessa utilizzata per l’emissione di fatture elettroniche in Italia, con qualche piccola differenza di compilazione. Vediamo di seguito come fare:
- Nel campo Codice Destinatario è necessario inserire il codice “XXXXXXX” (7 volte X) senza indicare il Codice Fiscale del destinatario;
- Nel campo CAP deve essere indicato il codice “00000”, senza indicare il CAP del Paese di riferimento;
- Il campo IVA è da compilare come segue:
- Se il soggetto ha sede all’interno dell’Unione Europea: deve essere inserita la partita IVA comunitaria con l’identificativo della nazione di appartenenza;
- Se il soggetto ha sede fuori dai confini dell’Unione Europea: deve essere inserito il codice “OO99999999999” (due volte la lettera O e 11 volte il numero 9)
- Fattura elettronica cliente estero privato: non essendoci partita IVA, deve essere inserito il codice numerico convenzionale “0000000” (codice a 7 zeri).
Ogni volta che si emette una fattura elettronica estero è fondamentale ricordare che deve essere sempre inoltrata al committente/cliente una copia analogica (PDF o cartacea) del documento. Infatti, non essendo residente in Italia, il destinatario non avrà la possibilità di accedere al Sistema di Interscambio per visualizzare il file in formato Xml.
Che cos’è l’esterometro?
L’Esterometro è una comunicazione che avviene per via telematica come riepilogo delle fatture emesse e ricevute con imprese e professionisti che si trovano fuori dal territorio italiano. I soggetti che hanno l’obbligo di inviare l’Esterometro sono gli stessi della fatturazione elettronica, cioè tutti coloro che sono titolari di partita IVA. Mentre sono esonerati coloro che rientrano nel regime dei minimi o dei forfettari e gli appartenenti alla categoria dei Piccoli produttori agricoli.
La comunicazione dell’Esterometro deve essere fatta trimestralmente, entro l’ultimo giorno del trimestre successivo a quello della data di emissione o ricezione della fattura stessa. Se si vuole evitare la compilazione dell’Esterometro, che può essere piuttosto impegnativa, è possibile emettere la fattura elettronica anche per il cliente estero. Inoltre, è possibile inviare al cliente che si trova fuori dall’Italia anche la versione cartacea come copia della fattura emessa.
Come si compila l’esterometro?
Chi sceglie l’Esterometro al posto dell’emissione della fattura al cliente estero dovrà compilare il documento. Ecco quali sono i dati che vanno inseriti:
- dati identificatici del prestatore/cedente;
- dati identificatici del committente/cessionario;
- data del documento comprovante l’operazione transfrontaliera;
- data di registrazione, solo per i documenti ricevuti e per le relative note di variazione;
- numero del documento;
- base imponibile;
- aliquota IVA applicata;
- imposta applicata o tipologia dell’operazione, solo nei casi in cui l’operazione non comporti l’annotazione dell’imposta nel documento.
Quale procedura adottare se ricevo una fattura dall’estero?
Nel caso di ricezione di fattura da parte di un prestatore estero (operazione B2B) la fattura passiva ricevuta arriverà con i canali tradizionali (es. posta o email). Questo, in quanto la fatturazione elettronica è obbligatoria per le fatture emesse dall’Italia e non per le fatture che arrivano dall’estero. Questo è sicuramente il primo aspetto su cui fare attenzione.
Come avviene la contabilizzazione di una fattura passiva?
Fatture di servizi
Le fatture passive provenienti dall’estero devono essere contabilizzate attraverso una particolare procedura legata all’applicazione del reverse charge. Per quanto riguarda le prestazioni di servizi le situazioni in cui potremo trovarci sono le seguenti:
- Procedura di integrazione della fattura: si tratta di una procedura di integrazione della fattura passiva ricevuta da parte di prestatore residente nella UE. Operativamente la fattura deve essere integrata apponendo l’aliquota IVA italiana applicabile e l’importo dell’IVA;
- Procedura di autofatturazione: si tratta di una procedura di integrazione dell’IVA in fattura predisponendo un nuovo documento (autofattura) che riporta tutti i dati della fattura originaria e su cui è applicata l’IVA italiana. E’ possibile anche utilizzare l’autofattura elettronica.
Fatture relative a beni
Attraverso queste due modalità le fatture passive territorialmente rilevanti ai fini IVA in Italia vengono contabilizzate. In entrambi i casi le fatture devono essere inserite nell’esterometro.
Per quanto riguarda, invece, gli acquisti di beni, la procedura cambia a seconda che si tratti di acquisto intracomunitario o di importazione di beni. Nel primo caso la territorialità IVA dell’operazione è in Italia e si procede come visto in precedenza per i servizi con la procedura di integrazione della fattura passiva. Per quanto riguarda, invece, l’importazione di beni le cose cambiano. Anche in questo caso la territorialità dell’operazione ai fini IVA è in Italia. Tuttavia, nell’importazione di beni il documento fiscalmente rilevante è la bolletta doganale. Per questo motivo l’applicazione dell’IVA deriva dalla registrazione contabile di questo documento che arriva dalla dogana al momento dell’introduzione dei beni nel territorio UE.